Luoghi di memoria, memoria dei luoghi: non è un gioco di parole. Riflettere su questo nesso significa correlare storia, memoria, luogo: i luoghi della memoria fissano un evento memorabile e acquistano dunque un significato che va ben oltre lo spazio circoscritto e la comunità che lo abita, sono i “punti di condensazione” (Mario Isnenghi), su cui si costruisce il senso di identità e di appartenenza; tuttavia ogni luogo abitato, vissuto da uomini e donne, ha una memoria da scoprire, da ricostruire, da interpretare.
Anche i luoghi più carichi di memoria non trasmettono memoria di per sé; e neppure è detto che trasmettano una memoria univoca, condivisa, pacificata; può essere una memoria divisa, conflittuale, che non va sfumata, e tanto meno occultata.
La memoria del luogo ci presenta puntualmente tutti i nodi e i conflitti del rapporto storia-memoria, la complessità dei piani e degli intrecci tra memoria individuale e personale, memoria collettiva, memoria pubblica e memoria politica, apre la strada al capitolo degli usi e degli abusi della memoria, immette nelle “cose” la materia esistenziale, attraverso le tematiche del ricordo e della testimonianza.
La memoria collettiva di una comunità è largamente condizionata dal presente, dai meccanismi di “censura preventiva” della comunità sui singoli, che adattano la loro memoria a quella accettata, condivisa, dicibile. La trasformazione del paesaggio urbano e del paesaggio rurale sottopone la mappa dei luoghi fisici della memoria a continui mutamenti; ma non solo lo storico e l’insegnante, ma tutti noi, abbiamo problemi di identificazione delle cose umane nelle cose fisiche. Quale è la distanza tra la rappresentazione dei luoghi e la realtà?
Lo spunto iniziale per un percorso di storia, memoria, autobiografia attraverso i luoghi può essere quello di guardare con occhi nuovi i luoghi più consueti, osservare la dinamica del presente con distacco critico.
E poi entrano in campo gli strumenti di indagine sulle fonti della soggettività e della memoria, che ci possono restituire il senso della presenza degli uomini e delle donne, delle tracce materiali e immateriali del loro lavoro e della loro vita. Anche per la memoria dei luoghi e a maggior ragione per i luoghi di memoria abbiamo bisogno dei testimoni, delle memorie autobiografiche, nelle varie forme che esse possono assumere.
Non ci sono solo i testimoni d’eccezione. Le storie di molti, le storie di tutti nella ricostruzione della memoria dei luoghi o nella considerazione dei luoghi della memoria sono un passaggio importante perché i giovani possano scoprire e incontrare nella storia i soggetti concreti, per riconoscersi a loro volta come soggetti nel loro tempo, contrastando la visione fatalistica che cancella ogni prospettiva di mutamento, di coinvolgimento personale, di futuro e quindi spegne ogni curiosità verso il passato.
Giuliana Bertacchi
Il testo proviene dall’archivio personale di Giuliana Bertacchi (1938-2014), tra le fondatrici e più attive collaboratrici dell’Isrec di Bergamo, di cui è stata presidente, studiosa della Resistenza e dell’età contemporanea con costante grande attenzione alla didattica.