La via più consueta e breve per salire alla Malga Lunga: da Gandino in auto, o meglio a piedi dai Fontanei, su un sentiero senza difficoltà. Chi sale in auto, parcheggi il prima possibile, per godersi una tranquilla passeggiata sulla stradetta asfaltata della Valpiana. La variante proposta prende le mosse dai Fontanei per raggiungere la Malga passando dalla colonia Rudelli, base d’appoggio della 53a brigata Garibaldi, e dal monumento posto a ricordo dell’aviolancio del generale Raffaele Cadorna jr, alle pendici del monte Sparavera, nell’agosto 1944. Una piacevole passeggiata che offre angoli inediti e nel finale ampi panorami.
Località di partenza | Fontanei di Gandino, 737 m |
Località di arrivo | Malga Lunga, 1230 m |
Segnavia | 544 |
Tempo di salita | 1 h 20' (30' se si arriva in auto a Valpiana) 2h 30' passando dalla colonia Rudelli |
Ripari | a Valpiana |
Acqua | Fontanei, Valpiana |
Cartina | Kompass n.104; Cai-Provincia n. 5 - 6 |
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Attraversata Leffe, dopo aver superato il cartello che indica il comune di Gandino, si piega a destra seguendo le indicazioni per Peia. Si scende a un rondò e si prosegue verso sinistra su via Fontanella in direzione di Valpiana-Malga Lunga (indicazioni). Attraversata una zona industriale con fabbriche nuove e antiche, si passa sotto una di queste proseguendo poi in salita con tornanti su una stretta strada asfaltata fino ad abbassarsi sul piazzale con ponticello della località Fontanei (5 km dal rondò). Qui si può parcheggiare. Appena prima del ponticello, all’imbocco del sentiero 544a, c’è il Fontanei, la sorgente che dà il nome alla località. Qui si trova anche una sommaria cartina dei percorsi.
Superato il ponticello, ci si inoltra a sinistra su una stradetta che si abbandona subito per imboccare il sentiero 544 (indicazioni). E’ un bel sentiero che risale la valle stretta tra le pareti incombenti e supera con piccole passerelle le diverse vallette. Oltrepassato il malconcio Tribulino di Sant’Antonio (834 m) e il Corno della Madonnina si raggiunge, con una serie di tornantini più ripidi, la strada asfaltata a poche centinaia di metri dalla chiesetta Santa Maria degli Angeli di Valpiana (1030 m, fontana). Si procede sulla strada, sempre asfaltata, che risale dolcemente la piacevole vallata. Si può arrivare in auto fino a qui, e anche oltre, facendo a piedi solo l’ultimo tratto di strada e di sentiero per raggiungere la Malga Lunga; in tal caso, è necessario acquistare il “gratta e sosta” negli esercizi commerciali di Gandino.
Poco prima del cascinale recentemente ristrutturato situato nel prato sulla sinistra, si stacca a destra una stradetta carrozzabile (segnavia bianco e rosso 544b su un albero). La imbocchiamo e dopo la prima casa a sinistra, si abbandona il segnavia e si segue sulla sinistra la carrareccia che attraversa prato e bosco, inerpicandosi verso il “colle delle monache”, cui si giunge dopo un tornante. Un albero davanti a noi reca un cartello indicante a sinistra la Malga Lunga. Alla nostra destra, imbocchiamo lo sterrato che attornia un dosso con un capanno e in pochi minuti ci conduce in piano alla colonia Rudelli (1224 m), collocata su un bel dosso tra alti abeti. Già colonia estiva negli anni Venti, la casa – residenza della famiglia del prof. Vincenzo Rudelli – costituì per tutta la Resistenza un punto di appoggio e di riparo per partigiani, ebrei in fuga, disertori. Fu per un periodo sede del comando della 53a brigata Garibaldi, come ricorda una lapide. Ritornando indietro, poco prima di raggiungere il colletto, si scende sulla destra un ben visibile sentiero, che raggiunge la valletta sottostante, risale l’altro versante e arriva, dopo un ampio e piacevole giro, il pascolo della baita Grumello (1180 m). Senza raggiungerla, si costeggia stando alti sulla sinistra il pascolo, seguendo i numerosi segnavia sugli alberi, si attraversa nuovamente il bosco e si risale il costone del monte Barzena sino a un rudere. Da qui si prosegue verso la staccionata che circonda la pozza dei Sette Termini (1290 m), dove è collocato il monumento a ricordo del lancio in paracadute del generale Raffaele Cadorna jr, il 12 agosto 1944. Da qui in pochi minuti è possibile raggiungere la vetta dello Sparavera (1369 m) con splendido panorama sul lago di Endine (in caso di nebbia attenzione a non perdere i riferimenti). Proseguendo lungo la carrareccia si arriva al segnavia 547 e poi in circa mezz’ora alla Malga Lunga.
Vincenzo Rudelli, “giusto tra le nazioni”
Vincenzo Rudelli era docente di matematica all'Istituto tecnico di Bergamo. Ricorda la figlia Margherita: “So che mio padre nascondeva gli ebrei d'accordo con altre persone di Gandino. A noi figli ripeteva sempre che bisognava avere rispetto degli ebrei e di tutte le persone. "Ricordatevi che sono esseri umani proprio come noi" ci ripeteva. Abitavamo a Redona, ma in quel periodo eravamo tornati sfollati a Gandino. Ricordo che gli ebrei venivano ospitati nel nostro roccolo su al Colle delle Monache, ma che qualche volta venivano anche giù in casa in paese”. Il roccolo venne incendiato dai tedeschi nei rastrellamenti dell’inverno 1944. Rudelli dopo la guerra fu nominato sindaco di Gandino, dal maggio 1945 fino alle elezioni del marzo 1946.
Nel novembre 2005, alla memoria di Rudelli e degli altri gandinesi Bortolo e Battistina Ongaro, Giovanni Servalli, Francesco Lorenzo e Maria Chiara Carnazzi Nodari è stato attribuito il riconoscimento di “Giusto fra le nazioni”. A sostenere in particolare il riconoscimento ai cittadini di Gandino è stata Marina Löwi, attualmente residente negli Stati Uniti. Löwi era una bambina quando si scatenò la ferocia nazista. Con la madre e il fratello venne ospitata a Gandino in particolare dalla famiglia Ongaro. Ha scritto ai gandinesi: “Abbiamo ricevuto rifugio a Gandino da gente eroica. Anche loro intrappolati nella tempesta della tirannia nazista... Per questo per tutta la mia vita sono stata così grata alle persone che hanno dato rifugio a una giovane mamma con due bambini dai furori razzisti”. Nel 1948, nel terzo anniversario della Liberazione, gli ebrei profughi a Gandino (una sessantina) consegnarono all'allora sindaco Alberti una pergamena di ringraziamento. Vi si legge: “Gli ebrei che in questo Comune ebbero rifugio e il bene supremo di salvare la vita, ricordano con commossa riconoscenza e perenne gratitudine quanti tra i generosi abitanti di questo Comune furono loro prodighi di cure e di aiuti, spesso a rischio di compromettere per sempre il loro stesso avvenire. Possa tale nobile esempio in questo mondo ancora travagliato da odi inumani e sconvolto da chi antepone tuttora l'interesse alla morale, essere di monito ai presenti e da guida alle generazioni future”.
Paolo Aresi, L’eco di Bergamo, 26 novembre 2005.