Uno splendido giro ad anello tra Bossico e il monte Colombina permette non solo di godere di amplissimi panorami sul lago d’Iseo e sulle montagne della val Canonica e della val Seriana, ma anche di cogliere in un sol colpo d’occhio larghissima parte dell’area di azione della 53a brigata Garibaldi. E comprendere così e meglio apprezzare che cosa significava, allora, camminare su e giù per queste montagne. Il percorso – che passa dalla cascina dove furono catturati i fratelli Florindo (22 anni) e Renato Pellegrini (20 anni), nome di battaglia Falce e Martello, fucilati il 21 novembre 1944 a Costa Volpino – si può facilmente collegare al precedente tramite il Sentiero Tasca o il CAI 552.
Località di partenza e arrivo | Monte di Lovere, Bossico, 1000 m |
Località di transito | Colle di San Fermo, 1250 m |
Segnavia | 552 - 554 - 556 - 553 - 553a |
Tempo di salita | 1 h 45' |
Ripari | sì |
Acqua | sì |
Cartina | Kompass n.105; Cai-Provincia n.7 |
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Da Bossico (863 m) si raggiunge (a piedi o in auto) la località Monte di Lovere (1000 m circa) dove c’è un ampio piazzale e un tabellone che spiega la singolarità dei nomi delle ville di questo splendido e ampio pianoro: alcune famiglie borghesi loveresi nella seconda metà dell’800 battezzarono le loro case di vacanza con i nomi di colli di Roma (Quirinale, Aventino, Esquilino) o di località legate al Risorgimento (Caprera, Glori, Vaticano) per proclamare la loro fede nell’Unità nazionale rappresentata da Roma Capitale.
Si procede sulla carrozzabile (segnavia 552) che sale a raggiungere l’agriturismo Cinque Abeti dove si incrocia il sentiero Flavio Tasca che proviene da Ceratello. Davanti a noi la croce del monte Colombina; dietro di noi man mano si amplia il panorama sul lago e la valle. Si piega a sinistra e poco dopo a destra su un sentiero che sale (indicazioni per il rifugio Magnolini) con fondo rovinato dal passaggio delle moto, attraversando un bel bosco. Giunti a un bivio con fontanella (1164 m, sentiero di Vester, indicazioni per il periplo del Colombina), si piega a sinistra e si attraversa in costa il Colombina; troviamo le indicazioni per San Fermo e su un roccolo il segnavia 554. Il sentiero piega decisamente a destra, sale a un rudere, piega a sinistra finché sbuca sui prati di San Fermo. Alla nostra destra, invitante, la croce del Colombina: il quarto d’ora di fatica a risalire il prato sarà ampiamente ripagato sulla vetta (1458 m) dallo spettacolare panorama a 360°, opportunamente valorizzato da una piastra geodetica con i nomi delle montagne visibili. Da qui scorgiamo facilmente verso est la capanna Rodari e la valle Supine; a sud ovest, la Malga Lunga e i prati di Possimo; verso il lago, Fonteno e il monte Torrezzo: sono i luoghi emblematici dell’attività della 53a brigata Garibaldi.
Scesi dalla vetta, si procede sul sentiero raggiungendo il piacevole gruppo di case con pozza e chiesetta di San Fermo (1250 m). Si prosegue sulla sinistra su una carrozzabile che si abbandona subito per imboccare a destra il sentiero 556 per il monte Torrione. Si attraversa un pascolo e quindi si entra nel bosco (Colleg), attorniando il monte finché non appare sulla destra il pascolo Sfessa Alta, a circa 1200 m di quota. Sulla cascina inferiore è collocata la targa che ricorda la cattura dei fratelli Pellegrini; la cascina più in alto era la base della squadra di “Andreino”. Ben visibili la Presolana, il Pizzo Camino, il Pora.
Si scende per stradetta a tratti cementata (che prosegue verso la val Borlezza) fino a uno slargo dove si imbocca a sinistra il sentiero 553a (indicazioni per “Chiesette dei caduti”) che torna verso Bossico, costeggiando una riserva naturale privata per poi raggiungere la bella area di sosta Pozza d’Ast (1029 m, chiesetta, fontana, pozza, tavoli per pic nic). Da qui si prosegue su una strada sempre più piana e ben tenuta, tenendo a sinistra al bivio con l’indicazione Pernedio: è il sentiero “Flavio Tasca”, che ci ricondurrà con percorso prevalentemente in piano al Monte di Lovere, rimanendo alti sopra Bossico.
I fratelli “Falce” e “Martello”
“Ai primi di settembre i due fratelli arrivano alla squadra comando sistemata nella villa Rudelli. Rientrati dalla Francia, si erano stabiliti a Milano, ma da lì la famiglia era sfollata a Capizzone, il paese d’origine, perché nella città lombarda il padre, che era comunista, era troppo sorvegliato. Alla squadra comando si fermano qualche giorno.
Brasi li vuole dividere, perché, nell’eventualità di un attacco o di un’imboscata, trovandosi in squadre diverse, uno almeno si potrebbe salvare. Alla fine è deciso: Falce, il più giovane, rimane con la squadra comando, mentre Martello è assegnato a quella di Andreino. Renato, Falce, è un ragazzo preparato. E’ meno riservato di Florindo. Il suo pensiero fisso è di andare con il fratello e non smette di chiederlo al comandante, mettendolo quasi in difficoltà con la sua insistenza.
Dopo la Cornalunga – entrambi i fratelli partecipano alla battaglia – durante lo sganciamento tutte le squadre, attraversata la strada del Tonale, arrivano alla Valle del Freddo. I due fratelli si ritrovano insieme sani e salvi: sono felici! Alla sera le squadre tornano a dividersi per raggiungere la destinazione assegnata ad ognuna. A questo punto Brasi deve cedere alle ragioni dell’affetto dei fratelli, facendo tacere quelle della prudenza: lascia che Falce vada insieme al fratello con la squadra di Andreino, dicendo a quest’ultimo: “Speriamo che non succeda niente!”. Sembrava che avesse un presentimento! Alla notizia della cattura e della fucilazione di Falce e Martello, Brasi si tira in un angolo, in silenzio”.
Testimonianza di Luigi Tarzia “Tarzan”, in Grazia Milesi, I fratelli Florindo e Renato Pellegrini, ANPI, Lovere, 2007, pp. 24-26.