Da Fanovo di Endine alla Malga Lunga (Sentiero Mario Zeduri “Tormenta”)

Promosso da Anpi Endine Gaiano

Mario Zeduri, giovanissimo studente del liceo Sarpi di Bergamo, ebbe il coraggio di aggregarsi alla 53a brigata Garibaldi, ma non quello di annunciarlo alla madre, conscio del dolore e la preoccupazione che avrebbe creato in lei. Assunto il nome di battaglia di “Tormenta”, Mario partecipò alla vittoriosa battaglia di Fonteno del 31 agosto 1944, in cui fu ferito a un piede. Si ricongiunse ai suoi compagni il 16 novembre. Il 17 venne ucciso alla Malga Lunga. La sezione ANPI di Endine lo ricorda ogni anno ripercorrendo il sentiero a lui dedicato. Un’escursione semplice e appagante che congiunge il lago alla montagna, proponendo man mano si sale un panorama sempre più ampio.

 

Località di partenzaFanovo, Endine, 562 m
Località di arrivoMalga Lunga, 1230 m
Segnavia628b - 628 - 818a - 547
Tempo di salita2 h
Riparino
Acquaalla partenza
CartinaKompass n.104; Cai-Provincia n. 9 - 6

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Lasciata l’auto nei pressi della chiesetta settecentesca di Fanovo, frazione di Endine Gaiano (fontana, indicazioni), si imbocca il sentiero 628 b che in piano superando una valletta porta sopra la frazione di Palate. Da qui si prende a sinistra una strada sterrata – segnavia 628 – percorrendola fino a che, diventata sentiero, raggiunge località Brignoli. Si continua risalendo lungo il sentiero nel fondo valle fino a sbucare nei prati di Botta Bassa (1134 m). Si prosegue verso destra – segnavia 618a – salendo fino alla sella sotto il monte Grione dove si gode una splendida vista sul lago di Iseo e sul monte Guglielmo. Da qui si imbocca il sentiero (indicazioni) per la Malga Lunga e, dopo aver attraversato in piano un tratto di bosco, si incrocia la strada agrosilvo-pastorale: la si imbocca verso destra per raggiungere in circa 20’ la Malga Lunga.

“Scusami mamma”, Mario

“Scusami se ti ho dato dispiacere facendo questo passo, ma vedrai che tutto andrà bene, perché ho raggiunto il mio ideale. Ancora bacioni dal tuo Mario”.
Questa la lettera di “giustificazioni” inviata da “Tormenta” alla mamma, il 17 aprile del ’44. Di fatto, una lettera d’addio.

Mario Zeduri "Tormenta".

Ferito nel corso della battaglia di Fonteno, scrisse a un amico: “Caro Luigi, sono ferito. Ti prego di farlo sapere a mio papà, che forse sarà già in città, ma ti scongiuro di dirgli di non far sapere nulla alla mamma, assolutamente, perché ne soffrirebbe troppo. Non è nulla di grave (…) Tuo in tutto. Mario”. Scrisse poi alla mamma: “L’ultimo rastrellamento è stato terribile; molti fascisti e tedeschi assalirono la nostra posizione preparata a difesa. Allora sì che si sentiva la morte, regina del campo di battaglia. Dodici ore di combattimento continuo, i nemici furono ributtati con ingenti perdite. Ma certo che il sangue dell’eroismo dei patrioti ha ancora una volta lavato le nostre sacre montagne. Quello che ho visto in quel momento non te lo posso scrivere! Sangue! Sangue! Sangue! La caviglia era fracassata. Mi sono ritirato, ventre a terra, fra indicibili spasimi. Raccolto dai portaferiti mentre mi avvio la posto di medicazione, risento un sibilo e arriva un colpo di mortaio nemico: l’esplosione mi fa fare un salto di 5 metri e una scheggia mi colpisce il sedere. Per fortuna questa era una cosa da poco. Sono stato portato all’infermeria del campo dove mi trovo tutt’ora ferito. I fascisti hanno cercato invano questo posto; una volta ci sono passati a dieci metri e non poche volte ho dovuto passare la notte, febbricitante, sotto la tenda nel bosco. Il tenente medico ha dovuto ingessare la caviglia perchè era leso l’osso; ora dopo un mese e mezzo leverà il gesso e settimana ventura ho l’ordine dal comandante Montagna di rientrare al reparto”.

Carlo Cremaschi, Tormenta (Mario Zeduri), pp. 24-27-29-30.

Inviato in convalescenza a Valmaggiore, rientrò in attività il 16 novembre e la mattina del 17 novembre raggiunse la sua formazione alla Malga Lunga, assalita quello stesso giorno dai fascisti. Il suo corpo – insieme a quello del russo “Starik” – venne ritrovato il giorno dopo la battaglia e restituito ai genitori per la sepoltura nel cimitero di Gandino. Il 3 giugno del 1945 a Gandino e il 4 giugno a Bergamo vennero celebrati i funerali in cui il prof. Sozzi, suo insegnante al liceo, pronunciò il discorso di commiato.